Lasciate ogni speranza o voi che entrate

 

Cristobal_Rojas_25a[1]

Il bisogno di scrivere, di trasmettere ciò che è dentro, difficilmente scaturisce da una persona allegra. Col tempo ho sviluppato una mia teoria sulla storia della letteratura che trova sempre più conferme: i più alti esempi sono frutto di persone dalle storie travagliate, o raffigurano persone con esperienze tragiche.

Non è un caso che l’opera di più alto ingegno che noi italiani abbiamo mai creato sia la Divina Commedia. E non è un caso che il momento più alto della Commedia sia quell’istante in cui il Dante personaggio e il Dante narratore si fondono, corrispondono. Quando la voce del narratore diventa quella dell’uomo e trasmette le vere emozioni di Dante, si raggiunge l’apice.

Il 17esimo canto del Paradiso è l’ultima parte del dialogo fra Dante e Cacciaguida: in esso l’avo dell’Alighieri gli profetizza il futuro. E non è certo roseo.

“Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale!”

Dante è già esule, ha già sofferto uno dei massimi dolori possibili. Eppure Cacciaguida lo investe della missione più grande di tutte. Gli spiega il perchè del suo viaggio. Egli deve vedere i tre mondi dell’Aldilà e trasmettere il messaggio cristiano all’umanità, per permettergli di redimersi. L’uomo che soffriva da anni ha una missione che lo fa andare avanti, forse vana, ma di altissimo valore.

Solo la sofferenza ti spinge a mettere le proprie emozioni su carta (o sullo schermo), solo il dolore, la perdita, ti porta ad esorcizzare il tutto fissandolo una volta e per tutte. Come in una sorta di autoanalisi psicologica, per scovare cosa si ha veramente dentro. Ci si capisce più così che in altri modi. Il miglior consiglio che potrei dare a chi soffre, a chi ha dubbi, è mettersi davanti ad una tastiera e iniziare a scrivere le prime cose che passano per la mente.

I primi post di questo blog risalgono al 2007, e non è un caso. L’allora adolescente Davide Esposito soffriva per la mancanza di una persona. Non perchè se n’era andata, ma perchè non c’era mai stata. Dopo anni e anni mi ritrovo qui, nello stesso posto, a dare un’ordine ai miei pensieri, a fare chiarezza sulla mia breve esistenza. A capirmi e, a chi sia abbastanza masochista da seguirmi, a farmi capire, farmi scandagliare fino al midollo.

Il sofferente Dante arrivò a deificare l’amore della sua vita, quella Beatrice che non poteva avere. Io non voglio nè sono in grado di scrivere qualcosa come la Commedia. Mi auguro solo che questo blog aiuti a farmi crescere, come ho già fatto tantissimo nel giro di una manciata di giorni, in cui un vecchio me è morto ed un nuovo me è ricomparso.

Col pensiero, come Dante, che dopo l’Inferno e il Purgatorio, forse ci sarà anche per me una Beatrice a traghettarmi in Paradiso.

 

 

 

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